V San Feliciano 2023-2024

Un’invenzione rivoluzionaria: la stampa a caratteri mobili

Magonza, 1455. Una nuova invenzione illuminerà la nostra epoca. Se fino ad oggi per la realizzazione di libri servivano copisti che, pazientemente e a mano, davano vita ad oggetti preziosi e rari, le cose stanno per cambiare! Johann Gutenberg, un orafo tedesco specializzato nella realizzazione di monete con figure e stemmi a rilievo, è il geniale inventore della stampa a caratteri mobili. Si è avvalso dell’esperienza e della tecnica usata per le sue monete, per ottenere un nuovo modo di stampare libri. Gli esperimenti di stampa precedenti erano risultati molto complessi e deludenti: presupponevano una matrice di legno sulla quale era impressa l’intera pagina. Il risultato finale era scadente e i tempi di lavorazione troppo lunghi. Gutenberg ha intuito la possibilità di costruire tasselli metallici con un carattere a rilievo da combinare e riutilizzare. Per mettere a punto questa innovativa modalità di stampa ci sono voluti ben dieci anni di tentativi. Il 1455 è l’anno in cui è venuto alla luce il primo libro stampato con la nuova tecnica: la Bibbia. Gutenberg ha pubblicato ben centottanta copie dell’opera, ciascuna di milleduecentottantadue pagine. In ogni pagina il testo è disposto su due colonne di quarantadue righe ognuna. Il carattere utilizzato è il gotico. L’inchiostro ad olio che ha sostituito quello ad acqua, garantisce una maggiore durata. L’invenzione consiste nell’allineare i singoli caratteri con incise le lettere in negativo, in un blocco a corsie, per formare le righe della pagina, da inchiostrare e  pressare su un foglio. La pressa inventata da Gutenberg si ispira a quelle a vite usate per la produzione del vino e permette di applicare uniformemente l’inchiostro sulla pagina senza sbavature. Dopo la stampa di una o più copie i caratteri possono essere recuperati e poi riutilizzati combinandoli in modo diverso. Per la prima volta è possibile riprodurre libri in modo veramente veloce ed economico. Si può pertanto presupporre una minor esigenza di copisti e la nascita di una nuova figura professionale: lo stampatore. Da adesso in poi il libro potrà diventare uno strumento sempre più accessibile e ciò consentirà una maggior circolazione della cultura e delle idee. Ricostruzione di una pressa del XVI sec. simile a quella di Gutenberg. https://youtu.be/oxs-3scG-20 Johann Gutenberg Chi era? Note biografiche Non si conosce esattamente la data di nascita di Johann Gutenberg; sappiamo però che vide la luce nel decennio tra il 1390 e il 1400 a Magonza, in Germania. Veniva da una famiglia nobile, ma ben poco si sa della sua vita negli anni precedenti la grande invenzione se non che si trasferì a Strasburgo attorno a 1430 a causa degli scontri tra fazioni cittadine. Di professione era orafo. Tornato a Magonza, tra il 1436 e il 1440, cominciò a mettere a punto il meccanismo della stampa a caratteri mobili. Come ogni inventore, però, Gutenberg aveva bisogno di finanziamenti per sviluppare la sua invenzione, perciò si alleò con alcuni uomini d’affari dell’epoca, ricchi commercianti che gli prestarono il denaro necessario. In questo modo poté mettere in piedi la sua stamperia. Tra il 1454 e il 1455 Gutenberg pubblicò così una versione della Bibbia, in latino, che ebbe una grande diffusione.  La stamperia di Gutenberg rimase attiva a Magonza fino al 1465 circa. L’inventore della stampa morì in povertà, a causa dei dissapori con i suoi finanziatori, nel 1468.

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Vita da pescatore: intervista al Presidente della Cooperativa Pescatori del Trasimeno, Aurelio Cocchini.

Quando è nata la Cooperativa Pescatori del Trasimeno e perché?            <<La Cooperativa Pescatori del Trasimeno fu costituita il 23 settembre 1928 con l’obiettivo di migliorare le condizioni economiche e la qualità della vita dei suoi soci. Ha quasi cent’anni>>.  Oggi quanti svolgono questa professione? <<A San Feliciano, i pescatori professionisti sono circa una trentina. La pesca è stata sempre parte integrante della vita sulle sponde del lago e di conseguenza anche i pescatori sono stati i protagonisti del Trasimeno>>.  Com’ è la vita del pescatore?                                                                              <<È una vita all’aria aperta, una vita di scelte fatte in libertà poichè quotidianamente il pescatore decide dove andare a mettere le reti, che tipo di pesca svolgere e soprattutto è piena di incertezze>>.  Come si svolge il suo lavoro?                                                                          <<Inizia il mattino molto presto, quando ancora è buio e stende le reti in acqua. Poi appena sorge il sole comincia a ritirare le reti in barca perché il lavoro è molto lungo e deve essere fatto con il fresco per impedire che il pesce si deteriori>>.  Com’è la tecnica di pesca?                                                                                    <<È una tecnica sostenibile, non invasiva. È millenaria perché noi facciamo le stesse cose che si facevano al tempo degli Etruschi. Stendiamo una rete passiva e aspettiamo che il pesce ci si infili dentro>>.  Quali sono i mezzi usati dai pescatori?                                                                  <<Per fare questo tipo di pesca usiamo dei mezzi storici, barche slanciate, piatte e dotate di grande manovrabilità per poter mettere le reti anche vicino alla costa>>.  Quali specie di pesci si trovano al Trasimeno?                                                     <<Nel lago Trasimeno abbiamo le specie di pesce d’acqua dolce che in genere si trovano nei laghi italiani: il persico reale, il persico trota, la carpa regina, la tinca, l’anguilla, il luccio. Si pescano anche latterini e carassio>>.  Quali sono i pesci che attualmente vengono maggiormente pescati?       <<Il livello basso del lago e i cambiamenti climatici fanno sì che alcune specie prolifichino mentre altre si riducano drasticamente. Ora si pescano principalmente le carpe>>. Quali sono i pesci che vengono più richiesti?                                              <<L’anguilla è il pesce con più valore sul mercato, poi viene il persico reale che è molto buono. Quello con meno valore è il carassio: ha tante lische ma ha alti valori nutrizionali ed è ricco di Omega-3>>. C’è un pesce che ha una storia interessante?                                            <<L’anguilla è il pesce più affascinante. Non si riproduce in cattività, ma deve tornare al Mare dei Sargassi. Appena nate le anguille sono cieche. Seguiranno la Corrente del Golfo per arrivare fino al Nord Europa oppure entreranno nel Mediterraneo. Da qui risalendo il fiume Tevere, il Nestore, il torrente Caina e l’Emissario, potrebbero giungere al lago Trasimeno, ma gli ostacoli da superare sono veramente troppi. In realtà le anguille che sono qui sono state portate al Trasimeno anni fa, sono cresciute e stanno invecchiando qui, non possono tornare al mare>>. Ci sono molte anguille nel lago?  <<Purtroppo è una specie in via d’estinzione. La Commissione pesca delle Nazioni Unite, ormai da due anni, ha deciso uno stop alla pesca delle anguille nel Mediterraneo per sei mesi. Negli ultimi trent’anni l’inquinamento e la pesca hanno ridotto sensibilmente la loro popolazione. Intanto la nostra Regione ha vietato la pesca della specie fino al 31 marzo>>.  Qual è la filiera del pescato?  <<Una volta pescato il pesce viene sbarcato al punto sbarco. Subito è portato nello stabilimento di conferimento per essere pesato, selezionato e infine stoccato nella cella di refrigeramento. Inoltre giornalmente viene portato al laboratorio per essere lavorato: sfilettato, affumicato, trasformato in paté>>. Come viene impiegato il pesce?                                                                                   <<Il pesce del Trasimeno è saporito, gustoso, dalle carni pregiate e delicate. Con i pesci di lago si possono realizzare tante ricette che sono i piatti tradizionali del territorio. Un esempio su tutti è il Tegamaccio>>. Pescatori del Trasimeno  La pesca è uno dei mestieri più antichi tramandati dalla storia. Il lago Trasimeno per la sua pescosità ha rappresentato nel tempo un grande serbatoio alimentare dove tale attività diventò una preziosa risorsa collettiva. C’è una grande continuità tra le modalità di svolgimento della pesca odierne con quelle in uso cinque secoli fa, come d’altronde diverse trasformazioni. Ne sono un esempio il giacchio e il tofo: il primo, in uso fino a poco tempo fa, l’altro tutt’oggi utilizzato. Un particolare tipo di pesca, quella dei “Tori”, fu l’attività produttiva principale al Trasimeno durante il Medioevo, e coinvolse gran parte della popolazione lacustre. Una pesca che sfruttava la tendenza del pesce a cercare riparo e tepore in inverno all’interno di mucchi di fascine di quercia, sommerse durante l’estate ma che necessitava di acque basse. Con l’aumento del livello del lago, nel 1500 e soprattutto nei primi del ‘600 è stata abbandonata. Le pesanti reti di canapa, oggi, sono state sostituite da quelle in nylon e al posto dei carrettieri, che in inverno trasportavano ininterrottamente il pescato nei paesi vicini e nella città di Perugia, è sorta la Cooperativa Pescatori del Trasimeno che, oltre a preservare il mestiere del pescatore professionista, provvede alla cattura, alla trasformazione e distribuzione del prodotto ittico nel territorio. Tratto da Giannantonio Campano, TRASIMENO FELICE, Edizioni Dell’Arquata

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Brutale agguato incrimina Pietro Vannucci

Firenze, luglio 1487. Si è celebrato il 10 luglio il processo davanti alla magistratura fiorentina, gli Otto uomini di Guardia e di Balìa, per far luce su un fatto criminale che vede coinvolto il “Divin Pittore”. IL FATTO – Pietro Vannucci, iscritto alla compagnia di San Luca, nel dicembre 1486 aveva appena fatto ritorno a Firenze, città che lo ha visto apprendista nella bottega del Verrocchio. A seguito di uno scontro con un suo conterraneo, suo nemico e rivale, decide di tendergli un tranello coinvolgendo un complice. IL COMPLICE – Aulista D’Angelo, perugino anch’esso e pittore di scarso valore, è in grado di dare man forte all’impresa punitiva. Ne è testimonianza la sua fedina penale che parla di furti, ferimenti e persino omicidi. L’AGGUATO – Una notte, i due, resi irriconoscibili da un travestimento, si appostano in attesa della vittima designata. Sono al corrente che percorrerà una stradina del quartiere di San Pietro Maggiore. Il malcapitato, non riesce a reagire, e viene raggiunto da una scarica di bastonate che lo lasciano a terra tramortito. IL MOVENTE – Non è chiara la motivazione che abbia spinto al brutale agguato. Sembra che tutto sia nato a causa dei begli occhi di una donna contesa tra il pittore e la vittima. A GIUDIZIO – Non passa molto tempo che Mastro Pietro e il D’Angelo vengono scoperti, imprigionati e giudicati. Il Perugino confessa per filo e per segno e aggrava la posizione del complice. Viene riconosciuto colpevole senza però l’aggravante dell’intenzione di uccidere. Dovrà risarcire la vittima pagando una multa di venti fiorini d’oro (dimezzati se il pagamento sarà immediato). Il D’Angelo, ritenuto intenzionato a voler uccidere la vittima, subisce la condanna alla tortura di “quattro tratti di fune” e alla prigionia nel carcere “Stincarum civitatis Florentiae” fino alla restituzione delle cose rubate. Oltre alla pena del confino, dovrà promettere, sotto giuramento, che non farà del male al suo ex complice. “Il meglio maestro d’Italia” in tal modo, ha finito per essere anche personaggio da romanzo criminale.        

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